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giovedì 31 marzo 2016

Il foglio bianco

A volte ci troviamo davanti ad un foglio bianco e non siamo capaci di scriverci niente. Non troviamo nulla da dire oppure semplicemente qualcosa in testa lo abbiamo ma non escono le parole giuste.  A volte ci proviamo,  scarabocchiamo un po' e poi il foglio finisce appallottolato nel cestino.  

Il foglio bianco a volte fa paura se ci facciamo condizionare da chi lo leggerà, il confronto con gli altri è duro,  difficile.  E ancora più arduo è il confronto con sé stessi. 

Dipingere un  foglio bianco significa colorare il mondo con i nostri pensieri e le nostre idee. Significa scrivere qualcosa che rimane, che diventa storia,  diventa una traccia,  un percorso.  Significa che dopo tanto tempo puoi rileggerlo e ritornare nel passato,  magari con gioia,  forse con dolore,  ma sicuramente con un'emozione,  un trasporto. È come fare una foto un po' speciale, una foto che magari agli altri non dice nulla ma a te fa battere il cuore.  Per questo,  di fronte ad un foglio bianco non dovremmo pensare più di tanto e lasciarsi andare.  Liberare le proprie emozioni, la nostra fantasia.  Aprirsi al nostro istinto. Giocare con le nostre parole. Scarabocchiare. Spennellare. Sporcarsi le mani con i nostri colori preferiti.  A volte buttare il foglio, ma per prenderne uno nuovo e riprovare.  

Ammiro chi prende i pennelli e si concede questa libertà. Ammiro i bambini che disegnano senza tregua e senza timore. Ammiro chi scrive poesie o compone una canzone. Ammiro chi riesce a scrivere un libro,  chi ha l'idea di una storia da raccontare, di personaggi da inventare.  Adoro immedesimarmi nei personaggi dei libri e a volte ne trovi alcuni talmente particolari che chi li ha inventati è sicuramente un fantasioso. Oppure è semplicemente un buon osservatore delle persone che ci circondano. 

Scrivere un libro è un sogno di tante persone e forse anche il mio, dovrei solo avere il coraggio di provarci. 



Oggi sono stata sola molte ore ed ho avuto il tempo di pensare, di riflettere. Ogni tanto il silenzio fa bene all'anima. Oggi sono ispirata ed ho una storia in mente, vediamo quel che viene fuori.  





giovedì 17 marzo 2016

Camminando insieme

Riguardando le vecchie foto ho trovato questa che mi ha fatto venir voglia di scrivere questo post.  





Una passione che accomuna me e Pietro sono i viaggi. Nella nostra vita abbiamo sempre avuto la fortuna di poter viaggiare, prima da soli, poi da quando ci siamo incontrati in compagnia l’uno dell’altro. Ci siamo trovati. Viaggiavamo io e lui perché era il nostro modo di essere, non volevamo essere distratti nel nostro cammino. Iniziavamo mesi prima a viaggiare, per preparare il nostro viaggio, compravamo le guide, studiavamo i percorsi, ne parlavamo a tavola. I nostri erano viaggi studiati minuziosamente, ma al tempo stesso improvvisati. Prenotavamo solo la prima notte, poi il resto andava da sé, nella nostra rotta potevamo soffermarci un giorno in più se amavamo un luogo o tirare a dritto se non ci piaceva. Sceglievamo sul posto, in base al sole e alla luna. Decidevamo dove dormire a seconda del sorriso delle persone che ci accoglievano nelle loro case o nelle loro locande. Decidevamo dove mangiare in base al profumo delle spezie. E così abbiamo viaggiato insieme per anni, Guatemala, Belize, Cuba, Vietnam, India, Giappone…


Poi siamo cresciuti ed abbiamo iniziato un altro viaggio, più importante e più impegnativo, quello della famiglia. Un viaggio che abbiamo dovuto studiare nei libri, ma soprattutto improvvisare. Si perché hanno provato ad insegnarci la via da seguire, ma quando sei lì non è sempre facile prendere quella giusta. Non è come negli aeroporti, se non prendi la corretta entrata non puoi sempre tornare indietro. A volte ci troviamo di fronte a percorsi impervi e sassosi, a volte si cammina vicino ad un burrone e non sappiamo come andare avanti. A volte il ponte traballa. A volte piove e ti infanghi. Ma alla fine ritroviamo sempre la strada insieme, ci diamo la mano ed andiamo avanti, perché sappiamo la distanza che abbiamo percorso e quella che dobbiamo ancora percorrere. E quando troviamo una spiaggia, che piacere correre veloce e gettarsi, rotolarsi, insabbiarsi, fare buche, costruire castelli, cercare conchiglie e poi buttarsi in mare.

Perché nella vita non importa dove vai , ma con chi viaggi.

I love you Pietro.


giovedì 10 marzo 2016

Il mio mondo fantastico

Finalmente siamo a marzo, il mio mese. Marzo mi apre nuove prospettive ogni anno, le giornate si allungano e si fanno più tiepide. Io sboccio, rinasco ogni anno a Marzo. E proprio alla vigilia del  mio compleanno sono pronta a svelarvi qualche segreto di me stessa…

Come una vera pesciolina io adoro l’acqua, mi ci tuffo e nuoto in profondità, ed è lì che dovete venire a cercarmi, nel blu profondo, se volete trovarmi. Non è facile conoscermi, non mi mostro facilmente come sembra. Ogni tanto salgo in superficie prendo una boccata d’aria e torno giù, per perdermi di nuovo nel mio mondo fantastico.

C’è chi mi vede forte, indistruttibile, instancabile. Ma non lo sono sempre, la mia energia e la mia vitalità a volte si perdono e lasciano spazio a mille dubbi. Ed in questi momenti la mia improvvisa mancanza di forza mi fa sentire sola, incompresa. Quando perdo il mio equilibrio cado nella spirale delle mie emozioni ed ho bisogno di essere rassicurata ed incoraggiata. Mi sento un pesce squalo e un merluzzo.  Ho un bisogno assoluto degli altri, ma ho anche bisogno di stare sola, di pensare, di riflettere. Sono molto concentrata nel mio percorso interiore, spirituale e al tempo stesso lo vorrei condividere con tutti, sapere cosa ne pensano, parlarne. Ho un bisogno infinito di condividere le mie emozioni, le mie difficoltà, i miei sentimenti, i miei bisogni, che apparentemente vengono nascosti dietro la mia corazza di donna forte.

Qualcuno mi vede pragmatica e strutturata. Sicuramente sono pratica e concreta, ma sono anche l’opposto. La mia vita  è sospesa tra il mondo reale e quello in cui la mia mente spesso di rifugia, il mio mondo irreale, quello che non si vede, quello che percepisco io nei miei stati d’animo. Sono sognatrice, ho la testa tra le nuvole. Sono creativa e la mia mente è in continuo viaggio, una ricerca incessante di idee. Amo i libri e divento ogni personaggio dei libri che leggo. Mi immedesimo. Sono empatica.

Qualcuno pensa che sia fredda e distaccata, a volte cinica. E’ vero, può sembrare che alcune volte sia disinteressata alle cose che mi circondano, è che a volte sono distratta. Ma principalmente sono timida, riservata. Può non sembrare vero, ma sono introversa con le persone con cui non ho confidenza, spesso mi sento a disagio e mi estraneo. Ho un bisogno enorme che qualcuno si dimostri interessato a me per uscire dal mio guscio. A quel punto divento un libro aperto. Amo le lunghe chiacchierate intime con gli amici, sogno legami profondi e travolgenti, quasi utopici.

Sapete quale è il regalo più grande che potete farmi per il mio compleanno?

Il dono più grande è quello di darmi fiducia, parlatemi, mostratemi voi stessi.







PS. Questo quadro lo ha disegnato e me lo ha regalato la mia grande amica Giulia, una di quelle persone che mi sta dando tanta fiducia...


martedì 1 marzo 2016

PAINT YOUR LIFE


Fino all’anno scorso gestivo i miei lavori con difficoltà perché ogni volta dovevo organizzarmi, studiare dove lavorare, se nel tavolo in terrazza o in salotto. Dovevo avere del tempo a disposizione perché si trattava di tirar fuori l’attrezzatura, lavorare e poi risistemare tutto. Non sempre era possibile rimettere a posto perché c’era bisogno di asciugatura. A volte non potevo fare quel che volevo perché sporcavo a giro e non avevo tempo di pulire. Ero trattenuta, frenata. La mia fantasia  e la mia voglia di creare erano limitate dalla logistica e dall’organizzazione delle mura domestiche. Non c’era spazio per l’improvvisazione. Dovevo assolutamente trovare uno spiraglio per far uscire la mia creatività, in qualsiasi momento. Così ho creato il mio angolo “paint your life”. E’ il mio personalissimo cantuccio. Lì mi rifugio molto spesso. Lì mi riparo dal malumore, mi rassereno. Lì mi rilasso e lascio sfogo alla mia fantasia, anche solo per 10 minuti. Ed è  proprio questo il bello, non ho bisogno delle ore, mi sono sufficienti i minuti. Assaporo i minuti. Scappo, mi nascondo per poco e ritorno, a volte nessuno se ne accorge, lo so solo io.

Così  se mi chiedete come fa una donna con un lavoro fuori sede full-time e due figli piccoli a trovare il tempo per fare dei lavori creativi, io vi svelo il mio trucco: dieci minuti alla volta.

Allora oggi, a voi donne che come me amate la creatività, vi indico le cose basilari, essenziali da avere a portata di mano per il vostro angolo “paint your life”.

L’angolo “paint your life” deve essere accessibile dalla casa, per esempio in una stanza tutta per voi. Non è necessario che sia grande, sono sufficienti pochi metri quadrati. Io l’ho sistemato in garage perché il mio garage è direttamente connesso alla casa. Così potete allontanarvi senza essere viste, godere dei vostri 10 minuti e tornare.  E’ come giocare a nascondino.  In questo modo lo potete fare più volte senza che la vostra assenza sia notata.

Il vostro angolo “paint your life” deve essere funzionale, pratico . Non deve essere necessariamente bello, trendy, chic. Certo se lo è tanto meglio, ma l’importante è che sia comodo, deve essere un posto che potete tranquillamente lasciare disordinato senza che nessuno ci faccia caso e senza che i marmocchi ci mettano le grinfie. Guardate il mio angolo, è tutto tranne che bello, ma ho tutto quello che mi serve. E’ la mia mano destra.
 
 

Il vostro angolo “paint your life” deve avere tutta la strumentazione essenziale per i vari lavori che vi vengono in mente. Se poi siete appassionate di qualcosa in particolare allora vi potete sbizzarrire e divertirvi nella collezione e nell’assortimento.

Minima attrezzatura necessaria: Trapano, seghetto, pinze, cacciaviti, martello, forbici, spara punti, colla a caldo,  vinavil, pennelli, sgorbi, scotch, nastro carta, aghi, fili, macchina da cucire.




Per le decorazioni: carta decorativa, nastri, stoffe, washi-tape, perline, colori all’acqua, matite, pennarelli, legni di mare, filo di rame, filo animato, ganci, pomelli.

 
  
 
     


 E ora mi piacerebbe sapere…..  cosa fate voi quando avete 10 minuti liberi?




 

venerdì 19 febbraio 2016

Portacollane con pomelli


Mi sono sempre piaciute le donne che indossano le collane perché secondo me le collane definiscono una precisa individualità e originalità nelle persone. Quando  si pensa alle collane si pensa alla bellezza, all’ornamento, ma le collane hanno anche un valore simbolico che va oltre all'immagine esteriore. Portano con sé un valore di appartenenza, di  identificazione in un gruppo o semplicemente vogliono esprimere un’idea o comunicare qualcosa. Penso all'importanza che veniva data alle collane dalle popolazioni antiche, penso alle donne africane o indiane. Le collane per me sono dei catalizzatori di energia.

Così quando ho pensato di fare dei doni a delle amiche ho pensato a una cosa che io avrei voluto ricevere ed ho pensato che questo potesse essere un regalo autentico, originale, soprattutto perché fatto a mano.



Questo è il materiale necessario:

Legni di mare , pomelli dei cassetti, ganci.
 
 

 
 
 
 
Vivendo a vicino al mare per me è stato più semplice trovare i legni, ormai sono diventata una collezionista. I pomelli più particolari invece sono stati difficili da trovare a Grosseto, ma una gita a Roma per lavoro mi ha assistito o comunque internet aiuta. A questo punto rimane la fantasia e il tempo da trovare la sera dopo cena quando i bimbi già dormono e Pietro è agli allenamenti.

 
Il lavoro non è stato facilissimo, il legno deve essere pulito e trattato con antitarlo o protettivo per il legno. Poi ci sono i buchi da fare, non sempre il legno è abbastanza morbido,  ma basta avere un buon trapano con la punta per il legno e la mano decisa.


Questo è il risultato:

 
Portacollane Giulia:


 
 
 
Portacollane Lucia: 
 

 
 
 
Portacollane Michela: 
 




Carini no??
 
 
 
 
 
 

giovedì 18 febbraio 2016

Le pagelle


Ieri sono andata a prendere la prima pagella di mia figlia, ero emozionata. Non tanto per quello che mi aspettavo dal ricevimento, ma dall’occasione di per sé, la mia bambina che cresce e che già porta a casa la pagella.

Devo dire che in questi primi mesi di scuola mi sono fatta una idea considerevole di quello che mi circonda e mi rendo conto che il male vero della scuola e dei bambini sono alcune mamme (e i babbi che le lasciano fare). C’è un mio amico che fa il professore che mi diceva spesso questa cosa, ma essendo mamma, mi difendevo dicendo che non era vero, mi sentivo presa in causa.

In realtà questa cosa è vera.

Mi sono accorta che alcune mamme tengono troppo a questi voti, ai giudizi delle maestre, senza invece trasmettere il messaggio principale ai bambini che è quello del percorso importante che loro stessi stanno facendo. Parlo non solo dell’imparare cose nuove, ma della loro crescita interiore, della loro responsabilizzazione, della loro affidabilità, del fatto di doversela cavare da soli in un mondo dove noi adulti non siamo ammessi.

Queste mamme non si fidano dei loro figli. Questo è il problema principale. Queste mamme la sera intasano le chat della classe per sapere quali pagine devono essere fatte perché loro figlio  non ha segnato nel quaderno o, soprattutto, credono che abbia segnato male. Ma di cosa stiamo parlando? Di far crescere i figli senza dargli fiducia? Ho risposto alla chat in modo abbastanza diretto, come mia consuetudine.

Diamo credito ai nostri bambini, se una volta sbagliano la volta dopo impareranno. E’ meglio che prendano un rimprovero dalla maestra perché non hanno fatto i compiti, magari piangeranno, ma poi capiranno e la volta dopo saranno più forti. Oppure è forse meglio che le loro bravissime mamme si mettano accanto a loro e li aiutino a fare i compiti perfetti, così la maestra scrive “ottimo”… quell’ottimo a chi appartiene, al bambino insicuro di sé stesso o alla supermamma che non si fida di suo figlio?

Pensiamoci bene mamme... e babbi!



 

lunedì 8 febbraio 2016

Che rabbia!


Oggi vorrei parlare di un libro che si chiama "Che Rabbia!" di Mireille d’Allancé.


 
 
Parla del piccolo Roberto che torna a casa dopo una giornata storta, con la racchetta da tennis rotta e le scarpe infangate. E’ scoraggiato, arrabbiato, tira le scarpe a giro e si rifiuta di mangiare la minestra di spinaci che il suo babbo gli ha preparato. E’ veramente infuriato con il mondo e se ne va in camera sua sbattendo la porta. Quando si ritrova da solo in camera, la sua rabbia sale dalla pancia ancora più in su, il suo viso si fa sempre più rosso, finché Roberto fa un urlo tale da far uscire dalla sua bocca un mostro rosso, enorme. E’ la rabbia che si materializza, prende corpo. La rabbia (la Cosa rossa) inizia a disfare il letto, butta per terra la lampada, capovolge il comodino e ribalta la libreria, con tutti i libri che finiscono per terra. Poi la Cosa rossa si dirige verso il baule dei giochi e Roberto cerca di frenarla, ma non ci riesce, così anche tutti i giochi vengono disseminati per terra e il camioncino preferito di Roberto si rompe. A questo punto Roberto reagisce e scaccia il mostro, riprendendo il controllo della situazione. Prova a rimettere insieme i pezzi dei suoi giocattoli, rimette a posto i libri, rifà il suo letto e trova la rabbia piccolina nascosta sotto una sedia. Allora Roberto la prende in mano e la chiude in una scatolina e gli dice “Adesso tu stai qua dentro e non uscire più”. Così Roberto ritorna a tavola tranquillo e si mangia un pezzo di torta.

Questa è una bella storia perché vuol sottolineare per prima cosa che la rabbia esiste, è un sentimento umano ed è importante che i bambini vengano educati a riconoscere le proprie emozioni, anche quelle più complesse come la rabbia. Una emozione che va conosciuta e compresa, che a volte va placata, ma a volte va sfogata. L’aspetto più significativo però è che al momento d’ira può seguire il momento della riparazione, la possibilità cioè di poter rimediare ai nostri errori. E la scatolina assume qui un valore simbolico molte forte, un contenitore magico dove mettere le cose di noi che non ci piacciono.
Quando ho letto il libro ai miei bambini, loro erano attentissimi, Rocco ha voluto che glielo leggessi almeno tre volte. Era curioso di questa figura strana che si materializzava dalla bocca del bambino. Ha avuto anche paura e io gli ho dovuto spiegare che la rabbia non è cattiva, non fa del male a Roberto, che lui la manda via e la chiude nella scatola magica. Allora insieme ai miei bambini ci siamo divertiti a costruire la nostra scatola della rabbia, colorando i fogli con i colori a mano e incollandoli ad una scatola delle scarpe.

 
 
Questa è la nostra scatolina magica:  
 
 

Ho voluto sottolineare ai bambini che questa scatola della rabbia non serve solo a loro bambini, ma anche a noi grandi e che loro ci dovranno aiutare a mettere il nostro mostro dentro quando ci arrabbieremo noi.   Per ora funziona...
 

giovedì 21 gennaio 2016

Nel Covo dei Pirati


"Nel covo dei pirati c'è poco da scherzare, chi non si arruola finisce in fondo al mare.... Finanche i più convinti, finanche i più decisi, a denti stretti si sono tutti arresi.

Tu invece sei la sola, che va così sicura, sul trampolino di capitan Uncino. Ma dimmi come fai a non aver paura o sei incosciente oppure sai che è un sogno che non dura. Come sei brava a raccontare, ad inventarti quelle avventure, sembrano vere... che fantasia che hai! Continua il tuo racconto, mi sembra di vederti al punto giusto lui verrà a salvarti... Tutte le tue avventure son belle da sognare, però nei sogni non ti puoi rifugiare. Non vedi il tempo corre e non lo puoi fermare, diventi grande e ti vogliono cambiare. E questo ti spaventa i grandi sono strani, fanno paura più dei pescicani. Ma proprio adesso, ti vuoi fermare, non ti interessa di far vedere se è proprio vero che non ti arrendi mai...

Nel covo dei pirati c'è poco da scherzare... Ma tu coi pirati sai già che cosa fare, è un tuo vantaggio e non ci rinunciare. Tu lo sai già cosa fare, è come nei sogni, è come nelle avventure, ma il principe azzurro forse stavolta non viene e contro i pirati dovrai lottare davvero!

Ma ormai già lo sai dai pirati cosa ti puoi aspettare, ti potranno insultare, minacciare, in fondo è il loro mestiere. Ti faranno i versi, le boccacce, ti faranno le facce scure. E' per questo che si allenano davanti allo specchio quasi tutte le sere. Ma lo fanno per cercare di vincere le loro stesse paure! Ormai già lo sai dai pirati cosa ti puoi aspettare. Ma è proprio questo il tuo vantaggio e non ci rinunciare. Ormai già lo sai dai pirati cosa ti puoi aspettare."

Edoardo Bennato



Questa canzone la dedico alla mia piccola Wendi, che cresce veloce, che sogna ad occhi aperti e che ha una paura matta di essere giudicata. Non temere delle opinioni degli altri, vai avanti per la tua strada piccolina, piangi quando vuoi, ma poi asciuga le lacrime e continua il tuo cammino a testa alta... e senza smettere di sognare. Non aver paura!



lunedì 11 gennaio 2016

L'albero

Una mia cara amica mi ha fatto un bel regalo di natale. Il libro dal titolo “L’albero“ di Shel Silverstein.  In realtà il libro lo ha regalato ai miei bambini, ma sento che lo ha regalato anche a me, come del resto ho fatto io quando ho regalato alla sua bimba "Piccolo Blu Piccolo Giallo" di Leo Lionni oppure i libri illustrati di "Ernest e Celestine" di Gabrielle Vincent. Tutti libri che parlano di amicizia incondizionata, che sono commoventi e toccanti, forse proprio perché l’amicizia assoluta e senza riserve è rara. 
 
 
“L’albero“ parla di una storia di amicizia tra un bambino ed un albero. Insieme trascorrono dei momenti indimenticabili, il bambino va a visitarlo tutti i giorni, si dondola sui suoi rami, raccoglie le sue foglie e mangia i suoi frutti e l’albero è sempre felice. Poi però il bambino cresce e non si accontenta più di giocare. Vuole altre cose, vuole una compagna, vuole dei soldi, vuole costruirsi una casa e l’albero gli rimane accanto in tutte le tappe della sua vita, prima dandogli i suoi frutti da vendere al mercato, poi i suoi rami per costruire una casa, poi il suo tronco per costruire una barca, finché non rimane un ceppo solitario. L’albero però è infinitamente generoso ed ogni volta che gli regala qualcosa di sé stesso è felice. Alla fine della sua vita, quando il ragazzo è ormai un vecchio, torna di nuovo a trovare il suo amico albero e lui, nonostante sia spoglio di tutto e incapace di donare altro, è felice di poter bastare all'anziano come semplice panchina su cui riposare.
Ho la pelle d’oca. Questa è un’opera incredibile, potente, che emoziona. Il rapporto fra l’albero e il bambino resiste nel tempo grazie alla capacità straordinaria dell’albero di amare l’amico per quello che è, senza chiedere nulla in cambio. E’ un inno alla totale accettazione dell’altra persona, la regola che dovrebbe essere alla base dell’amicizia.
Cara amica, ti dico che io ho avuto bisogno di staccarmi da te per diventare un albero, per provarci almeno. Sento di esserti stata accanto tanto, ti ho dato tutta me stessa, anche nei pensieri. Il mio problema era che chiedevo troppo in cambio, esigevo tanto, reclamavo attenzione. Mi ritrovavo ad aspettare un certo comportamento. Mi ritrovavo ad essere condizionata nelle mie decisioni, ad attendere un tuo giudizio, una tua conferma, una tua opinione. Non stavo più bene. Ne soffrivo. Ho avuto bisogno di spezzare quel legame per ricostruirlo uno nuovo, vero. Ho avuto bisogno prima di far crescere il mio tronco, i miei rami, le mie foglie e i miei frutti. Di credere prima in me stessa, per creare poi le basi di una amicizia diversa, nuova, che fosse svincolata da ogni obbligo, dovere. Che fosse libera di essere semplice e sincera, assoluta e incondizionata, che fosse capace di donare senza chiedere nulla in cambio.

Grazie di avermi fatto questo regalo e di avermi dato lo spunto per raccontarti queste cose.




 

venerdì 8 gennaio 2016

Tanti Auguri Blog

Non ci credo, è già passato un anno ed io sono sempre qui che scrivo. Non credevo di avere così tante idee per la testa e così tanta voglia di scrivere. Non credevo che mi riuscisse così facile scrivere.... al contrario di parlare, per farmi ascoltare devo spesso urlare. Invece scrivere mi incanta, riesco a concentrarmi e ad esprimere quello che penso. E mi piace lasciare un segno che rimanga, che io possa rileggerlo a distanza di mesi. Mi piace raccontare le storie che mi passano per la testa, i miei pensieri, le mie riflessioni interiori. Lascio spazio alle mie immaginazioni e alla mia creatività, alle mie fantasie. Dopotutto sono una pesciolina e i pesci sono sognatori, si immergono nelle loro acque e nuotano, ovattati dall'acqua.
 
Questo blog è rimasto abbastanza intimo, pochi amici lo conoscono e ancora meno lo leggono, ma forse non mi importa. A volte sono tentata di aprire un account facebook e fare come tante blogger che tramite i social riescono a farsi conoscere e quindi aumentano la loro visibilità. La tentazione qualche giorno è davvero forte, ma ogni volta mi fermo perché ho paura. Ho paura di snaturarmi e di stravolgermi. Ho paura di limitarmi, magari a non scrivere certi pensieri perché li può leggere chiunque e giudicarmi. Questo vale anche per un blog, certo, ma sui social è più facile. So che non dovrei, che dovrei sempre sentirmi libera di scrivere quel che voglio, sempre nel massimo rispetto di tutti, ma credo che alla fine non sarebbe così. Quindi per ora niente. Per ora mi voglio concedere questo spazio, tutto mio. E quindi oggi mi faccio gli auguri da sola, perché compio un anno!
 
Chiudo questo post con un proverbio Zen che dice: "Nella vita bisogna fare tre cose: fare un figlio, scrivere un libro, piantare un albero." Chissà se sono sulla buona strada.
 

martedì 5 gennaio 2016

Diamo un senso al Natale

Sempre meno riesco ad apprezzare il Natale, sempre meno perché tutto si limita alla corsa frenetica a cercare i regali. Io non ce la posso fare veramente. E' tanto che ho ridotto i regali, non per una questione economica, ma soprattutto per una questione morale. Cos'è il Natale? Per chi crede è la nascita di Gesù e quindi un momento importantissimo e sentito, ma per chi  non crede, cos'è il Natale? Una tradizione in cui ti hanno gettato fin da piccolo e a cui non puoi più fare a meno. Non puoi fare a meno di comprare i regali, non puoi fare a meno di fare l'albero e mettere le luci in terrazza. Vai a giro e vedi gli sguardi disperati della gente che non sa più cosa regalare, scopri l'affanno perché è vigilia ed ancora non si è pensato allo zio della mamma o al collega di turno. Vedi la gente alle casse, in fila, felice di aver comprato la cazzata di turno, purché sia qualcosa da scartare. Vedi i bambini ipnotizzati dalla pubblicità, che non sanno cosa farsi regalare, perché di cose ne hanno già fin troppe, ma qualcosa devono prendere, agguantare, che fai, ti lasci perdere un'occasione così importante? E poi c'è il pranzo di Natale, decidere cosa cucinare, invitare tutti i parenti, zii, fratelli, cugini e nipoti. Anche questa è un'occasione, quando mai vederci sennò?
E le buste dell'Unicef nella cassetta della posta? o di altre mille associazioni umanitarie che ti rendono la coscienza più leggera con una piccola donazione?
Per non parlare infine della storiella ipocrita che siamo tutti più buoni, non è vero che siamo tutti più buoni, continuiamo ad essere noi stessi, egoisti come sempre.  
 
Tutto questo mi sembra molto triste e non per fare la moralista, sono una come tutti gli altri, ho comprato i regali ai miei bambini e ho pranzato con la mia famiglia, però una cosa è certa: quando i miei bambini scartavano i regali, senza neppure vedere cosa c'era dentro, per la fretta di scartare il pacco successivo, beh, io non ero felice. Li guardavo ed ero spaventata, incredula della loro frenesia assoluta, della loro eccitazione eccessiva e giuravo a me stessa che il prossimo anno non deve andare così. Dobbiamo dare un senso al Natale.
 
Al tempo stesso ho deciso che quei pochi regali che avrei fatto alle persone che sento vicine, li avrei fatti con le mie mani. Mi sono impegnata a fare delle piccole cose che rappresentassero me stessa, la mia manualità e soprattutto che avessero il significato che io sentivo di fare quel regalo e che lo creavo apposta per loro.
 
Questi angioletti li ho fatti per Adriana, Adele e Sveva.  Il materiale a disposizione lo avevo acquistato ad Abilmente - fiera di Vicenza: palline di polistirolo, capelli, faccine di gomma, fogli di gomma, filo animato di juta. Legnetti di mare.
 
 
 
 
 
Ho assemblato il tutto ed ho immaginato degli angioletti che si dondolano in una altalena. Li ho immaginate bambine, serene e portafortuna, da attaccare ad una mensola o con due chiodini al muro:
 


 
 
 
 
Un altro regalo invece l'ho pensato per zio Giovanni, che ci ospita tutti gli anni a Saint Nicolas, in Val D'Aosta. Lui ha sul caminetto tante sculture di legno fatte da artisti valdostani, perché non aggiungerne una di una sconosciuta artista maremmana? Anche in questo caso il materiale a disposizione lo avevo acquistato ad Abilmente - fiera di Vicenza: foglio con le casette da ritagliare, lucine, neve finta, alberelli. Il legno è sempre di mare.
 
 
 
 
Ho immaginato Saint Nicolas, il paese di montagna con tutte le case a basso e la camminata attraverso la pineta che porta alla chiesina lassù, caratteristica di Saint Nicolas. L'ho immaginato con la neve e senza persone, dato che lì di persone ce ne son poche e di pace e silenzio tanto:
 
 
 
 

   



 



Proviamoci tutti a fare un passo indietro e a dare un senso al Natale.
 
 
 
 

lunedì 4 gennaio 2016

Capodanno con me stessa

Questo nuovo  anno e' iniziato in modo decisamente diverso dal solito. Ho deciso di stare un po' sola con me stessa.
 
L'ultimo dell'anno non abbiamo fatto tardi perché Pietro voleva andare a sciare, ma io a questo giro non ne avevo proprio voglia, quindi è andato da solo ed io mi sono presa una giornata in solitudine.  Ci siamo svegliati presto e siamo andati a La Thuille, l'ho accompagnato agli impianti alle 10, il centro benessere che avevo prenotato apriva alle 11. Avevo un'ora da aspettare... ho fatto due passi assaporandomi l'aria fredda della montagna e al tempo stesso il sole intenso appena alzato da dietro le montagne che inteporiva le strade. Ho goduto dei minuti che avevo a disposizione senza che nessuno si aspettasse niente da me, senza orari e senza che nessuno mi conoscesse. 
 
Mi sono fermata al Caffè Bertod,  ho chiesto un cappuccino e una pasta e mi sono seduta in un angolo. Potevo tirare fuori il cellulare e perder tempo, invece mi sono messa a osservare le persone, cosa rara al mondo di oggi... sempre di corsa,  le persone che incontriamo per strada sono spesso un ostacolo al nostro cammino, i corpi si schivano e gli sguardi non si incrociano,  ognuno troppo occupato nei propri pensieri,  ognuno troppo diretto alle proprie mete... Seduta in quell'angolo del bar ho osservato le persone che, nonostante fossero le dieci di mattina del primo dell'anno, erano già in piedi...  La giovane barista senza trucco e con gli occhi gonfi che dispensa sorrisi agli ospiti,  la famiglia con due bambini che ricorda i fuochi artificiali della notte precedente ed il gruppo di lavoratori comunali con il gilè fosforescente che si trovano a fare la pausa caffè come una qualsiasi mattina d'inverno. Sono tutti apparentemente felici e l'atmosfera e' serena. Tutti si fanno gli auguri e ridono. Poi ci sono i giovani ventenni accanto a me, sono una decina, maschi e femmine,  li osservo e non riesco a capire se hanno fatto nottata o se hanno dormito almeno un po'.  Cerco di scoprilo senza successo.  Capisco però che sono spensierati, c'è una ragazza che racconta tante storie, è al centro dell'attenzione, tutti l'ascoltano e ridono, un'altra invece, più timida, sorride in disparte senza dire niente.
 
E' la mia ora, pago e mi incammino. L'aria è frizzante, nonostante il sole che batte e mi mette di buon umore. Vado al centro benessere e mi rilasso. Sono sola.  Sono padrona del mio tempo. Mi dedico al mio corpo, mi idromassaggio. Faccio il bagno turco e sento che tutti i pori si dilatano. Il tempo si dilata. Poi leggo il libro. Poi ancora idromassaggio e sauna e poi ancora leggo il libro. Non parlo con nessuno, non ne ho voglia. Ho voglia solamente di sentire il mio corpo e pensare un po' a quello che voglio. Anche a niente. La mente va da sola, dove le pare. Pranzo da sola di fronte ad una finestra, si vedono le montagne ed un piccolo rigagnolo gelato. Mangio e leggo il libro. E penso.  Mi ritrovo immersa nelle mie fantasie, nei miei mondi incantati. Poi mi faccio massaggiare e ascolto ancora il mio corpo, l'energia che sprigiona, i suoi impulsi. Sento il mio respiro. Sento i miei piedi, le mie gambe, le mie natiche, sento la mia schiena e poi la mia pancia, il mio collo. Sento la pelle, sento le ossa. Assaporo ogni piccola pressione, ogni movimento, sono lucida, non voglio addormentarmi, voglio godere del mio tempo e di me stessa.
 
La giornata è lenta, non finisce mai, tutto è dilatato, i minuti sono più lunghi e i sensi si espandono.
 
Torno alla realtà con il buio, sono felice di riabbracciare la mia vita e mi prometto di rifarlo ancora.


 

venerdì 18 dicembre 2015

Nascita, Morte e Resurrezione

L'altro giorno Rossella mi ha chiesto un lavoretto su un bel tronco curvo che avevo trovato al mare. Mi ha chiesto di farci un presepe e si è presentata con delle piccole statuine di plastica comprate dai cinesi. Non potevo dirle di no, soprattutto dopo che mi aveva regalato le sedie vintage, la poltroncina a fiori e il vecchio baule di nonna Assuntina. Al tempo stesso però non potevo neanche fare un lavoretto con quelle statuine, mi sono rifiutata!!

Allora mi sono fatta ispirare da una artista francese, trovate le sue opere su http://epistyle.blogspot.it/ guardatele perché lei crea delle cose davvero fantastiche.

Rossella ha molta fede e una cosa che poteva piacerle riguardava sicuramente la religione. Ho voluto, in modo molto semplice, ricreare la vita di Gesù, percorrendo la sua strada, dalla sua nascita, alla sua morte e poi alla resurrezione. 

Avevo tutto il materiale a disposizione, legnetti, filo animato di juta, filo di rame, carta e colla.
Avevo l'idea....  così mi sono messa all'opera e questo è venuto fuori:

NASCITA. Il bambin Gesù nella grotta con la stella cometa 
 
 
MORTE. La croce 
 
 
RESURREZIONE: Cristo che risorge  
 
 
TUTTO INSIEME
 

Anche se non sono religiosa questo lavoretto mi piace molto, ci sento l'evoluzione, la crescita, il cambiamento e soprattutto la resurrezione ha il valore di un ritorno alla vita, in tutti i sensi, a prescindere dalla fede, la voglia di rialzarsi e reagire alle difficoltà della vita.

 






 
 
 



mercoledì 16 dicembre 2015

Albero della Vita

Se volete fare un albero di Natale un po' diverso dal solito di spunti e idee ce ne sono tantissimi su internet.... Io che ormai ho la fissa del legno di mare ed ho il garage pieno di legni e legnetti raccolti  nelle varie passeggiate all'Alberese, ovviamente sono andata sul classico. Questo lavoretto non è complicato, la parte più difficile sta nell'avere i legni a portata di mano, dopodiché con lo spago e qualche nodino si mette tutto insieme con facilità. Questo alberello può essere poi adornato di addobbi di natale e di lucine, io ho preferito lasciarlo semplice e l'ho sistemato in una parete della camera da letto, non solo per le feste ma per tutto l'anno!!  Per me non è solo un albero di Natale, ma un alberello della vita! 




venerdì 4 dicembre 2015

Albero di Natale Alternativo

E' Natale e inizia la magia delle luci e dei colori. Sulle riviste e sul web si trovano degli alberi di Natale stupendi con degli addobbi incantevoli, ma io come faccio con due bambini che distruggono tutto? Mi sono sempre limitata a fare degli alberi semplici da quando è nata Ines, ma ancora di più dalla nascita di Rocco. Abbiamo appeso all'albero le palline di pon pon colorate fatte con la lana, un anno  abbiamo messo le forme degli animali fatti con la carta origami, altre volte le classiche palline di plastica argentate dipinte e colorate dai bambini. Insomma tutto ciò che poteva cadere a terra senza far danno. A loro piacciono le luci colorate quindi dovevamo metterle nell'albero, per forza!
 
Ho deciso, devo fare un albero di Natale che è solo per loro, che loro possono toccare, fare e disfare a loro piacimento.... e un albero di Natale che è solo per me e che non si tocca!
 
Così ho preso spunto dalla copertina di Casa Facile Decor di Natale 2014:
 

 
Ma che bell'albero fatto con i pacchi regalo! Sembra facile e allora mi sono  all'opera.
 
Materiale necessario:
scatole di varie dimensioni
carta da pacchi
nastri colorati
washi tape
tempo
voglia
 
 
Ho scelto le scatole giuste, di varie dimensioni, le ho incartate, decorate con washi tape e nastri e fissate con la colla a caldo e con un pezzo di legno sul retro, che rendesse il tutto stabile. Poi ho fissato un gancetto al legno e appeso il tutto al muro, al posto del quadro di Klimt:
 
 
 
 

Ma quanto tempo ci vorrà a fare tutte le cose che ho in mente??