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mercoledì 28 settembre 2016

Salviamo l'Alberese

Se l'altro giorno ero lunatica perché pioveva, questo fine settimana mi ha rimesso al mondo. E' il sole che mi ha dato nuova energia. E' l'Alberese che mi fa rinascere. E' un posto così bello, puro, naturale, che mi rigenera. All'alberese sono me stessa, sono spontanea, genuina, disinvolta. All'Alberese costruiamo capanne, siamo immersi nella natura, ci sentiamo selvaggi. I bambini giocano senza litigare, non ce n’è motivo, non ci sono giochi da contendersi, ci sono solo legni, sabbia e acqua. Io trovo qui l’ispirazione, cammino alla ricerca (disperata) di legni di varie forme e dimensioni, per i miei lavori invernali. Sono loro poi che trovano me, sono lì piantati che mi aspettano, con le loro braccia alzate al cielo a salutarmi. Io in questo posto trovo la pace, la serenità.
Guardate che posto è questo:

 
 
Ho saputo vogliono togliere i legni da Marina di Alberese, perché a qualcuno non piacciono, o forse hanno trovato il modo per farci i soldi, vorrebbero sbriciolarli e farci il pellet per le stufe.
Ma non è possibile, l’Alberese senza legni non è l’Alberese, è come sbriciolarmi l’anima e farmi a brandelli. Non permettiamo che succeda vi prego!
 

mercoledì 21 settembre 2016

Arriva l'autunno

E' oggi o domani il solstizio d'autunno?
Ci sono pareri discordanti su questa data, io ho deciso che è oggi il primo giorno d'autunno.
Sono triste perché siamo alla fine dell'estate, le giornate si accorciano e mi sembra di non avere più tempo a disposizione per fare tutto quello che vorrei.
Mi manca la luce.
Poi oggi piove e io sono lunatica.
Non sopporto nessuno.
Ci sono anche queste giornate, credo che succeda a tutti essere irritabili ogni tanto. In realtà se ci penso bene la mia intolleranza sta diventando sempre più grande e un po' mi fa paura.
Non riesco più a sopportare certi atteggiamenti di ignoranza nelle persone, certe situazioni di mancanza di rispetto assoluta.
Perché la gente è così egocentrica.
Se prima ingoiavo, adesso sparerei a zero su tutti.
Devo assolutamente ritrovare un po' di diplomazia.
Devo ritrovare un po' di zen.
Devo meditare.





lunedì 19 settembre 2016

Pillole di romanzo (2)


L’aula era stata ricavata in un grande capannone dove prima i soldati tenevano i cavalli e l’odore di sterco aleggiava ancora nell’aria, anche se forse sembrava solo a me.
Eravamo tanti bambini e ci divisero in vari gruppi, a rotazione stavamo nell’aula principale dove c’era la lavagna, anche se mancavano spesso i gessi e la cimosa. Quando il tempo lo permetteva la maestra ci faceva stare all’aperto e ci spiegava l’orientamento, il nord, il sud, la sinistra e la destra. Ci insegnò la rosa dei venti e il ciclo del sole, le stagioni, i mesi, le settimane, i giorni. Capii il significato del tempo e la durata delle cose. Ogni entità nasce, cresce e muore, come il sole. Compresi anche che tante cose alla fine del loro ciclo di vita potevano essere riciclate, adattandole a un uso diverso da quello iniziale.
La maestra era una ragazza giovane e carina, che veniva dalla città di Grosseto tutte le mattine con la bici, era brava e paziente e non dava nulla per scontato. Intese subito che eravamo avidi di sapere qualsiasi cosa, così trovò facilmente uno sfogo alla sua voglia di insegnare al di fuori dell’ordinario. Si era affezionata a noi e spesso restava oltre l’orario della scuola per soddisfare le nostre domande più assurde. Mi piaceva andare a scuola, sapevo che se avessi studiato, avrei presto imparato tante cose nuove e avrei avuto la possibilità di uscire da lì per guadagnarmi da vivere da sola. Ero già consapevole che avrei dovuto farcela da sola, di sicuro non avrei permesso al destino di lasciarmi lì per sempre, non avrei lasciato la mia vita volare dove voleva il vento, non sarei rimasta allo sbando senza lottare. Non dovevo farmi condizionare dalla sorte, la mia strada avrei dovuto trovarla da sola, ero fermamente convinta di questo fin dall’età di sei anni. E quindi mi impegnavo a imparare a leggere, a scrivere, a contare e imparai subito tutte le tabelline a memoria.
La scuola mi aprì nuove frontiere e cambiò il modo in cui mi approcciavo al mondo. Adesso notavo cose che prima non vedevo. Leggere diventava una scoperta, se prima una scritta in un cartello non significava niente, adesso la comprendevo. Leggevo le carte che trovavo per strada, leggevo i giornali vecchi a nonno. Questa forse era la cosa che più mi piaceva, leggere i giornali a nonno. Lui era entusiasta di questa novità e anche se le notizie che gli leggevo erano vecchie di alcune settimane a lui non importava. Sentivo che era orgoglioso di me e questo mi dava forza, speranza, fiducia.  Mi sentivo unica in famiglia, avevo finalmente qualcosa in più, gli stavo dimostrando che mi sarei riscattata.