BUTTON

martedì 10 maggio 2016

I diritti imprescrittibili del lettore



Qualche giorno fa mi sono imbattuta in una accanita lettrice che mi ha detto “ho fallito” riferita al fatto che non era riuscita a finire un libro, un classico che secondo lei andava finito.  Le ho risposto citando il mitico Daniel Pennac, professore e scrittore francese che dalla cattedra della sua aula spiega che leggere non deve essere un dovere.

Leggere è un'esperienza, un viaggio, una conoscenza che chiunque può fare, ma non tutti vogliono o devono.  Non dobbiamo sentirci costretti a leggere qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Ho imparato sulla mia pelle che si cono momenti che non sono adatti a leggere un libro, che quindi dovrebbe essere messo nella nostra libreria in attesa del momento giusto, che potrebbe  anche non arrivare mai. A volte ci sono delle pagine noiose o che toccano degli argomenti che non ci interessano, andiamo avanti, come nella vita.

Se invece un libro ti fa innamorare, lo puoi prendere dallo scaffale ogni volta che vuoi e rileggertelo o sfogliarlo per rivedere dove hai sottolineato, ricordarti quello che ti ha suscitato e  rivivere certe emozioni. Questo è un diritto che adoro perché la seconda volta che leggi un libro lo leggi con altri occhi, con più attenzione, cogliendo delle sfumature che durante la prima lettura, presa dalla trama, puoi aver tralasciato.

Abbiamo il diritto di leggere ad alta voce e dove vogliamo e soprattutto il diritto di emozionarci, immedesimarci nel libro al punto da estraniarci dalla realtà e godere dell’evasione (bovarismo malattia testualmente contagiosa).


Abbiamo il sacrosanto diritto di leggere quello che ci pare, senza dover sottostare ai giudizi altrui e senza dover parlare o raccontare quello che il libro ci ha regalato, è un legame intimo personale tra noi e lui (il libro).