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mercoledì 29 giugno 2016

Nonna Danda

Si chiamava Iolanda ma per noi bambini era Nonna Danda.
 
Casalinga, paurosa e poco autonoma come tante donne nate e vissute in quel periodo.
 
A volte mi faceva arrabbiare, non ci incoraggiava mai in niente, per lei eravamo tutti esuberanti e avremmo fatto meglio a stare in casa, al sicuro e senza spendere i soldi. Si perché i soldi ci sarebbero serviti prima o poi, tanto valeva metterli da parte. Ora che sono più grande la capisco un po' meglio.
 
Come biasimarla, ha vissuto due guerre, ma non quelle che vediamo noi alla televisione, quelle vere, quelle che ti vedi gli aerei che lanciano le bombe, quelle che è meglio stare in casa per non incappare nei fascisti, quelle che il pane è difficile trovarlo.
 
Sorrido al pensiero che non mi faceva bere l'acqua durante i pasti perché altrimenti mi pienavo la pancia e non mangiavo. Mi ricordo anche la sua buonissima pasta al forno, unta e bisunta, che mi piaceva troppo. E il cervellino fritto che non volevo neanche assaggiare  e che ora vorrei mangiare  a tutti i costi.
 
Mi ricordo i pomeriggi passati in cortile a giocare ai coccini e anche il suo ciao verde mela che ci ha portato anche in tre, lei nel mezzo e io e mio fratello, uno davanti e l'altro dietro.
 
E io che al ritorno dall'università, il sabato pomeriggio, andavo a trovarla e la trovavo ad aspettarmi in terrazza, al secondo piano, a guardare il passaggio della gente al supermercato.
 
Mi faceva le calze di lana e le presine per i fornelli.
 
Nata il 29 giugno 1916, oggi avrebbe compiuto 100 anni. Auguri nonna.
 
 
 
 
 

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