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giovedì 20 aprile 2017

La differenza che fa la differenza

A questo mondo non tutte le zucchine sono uguali alle altre e neppure le patate e i cetrioli. Si chiama varietà e la varietà andrebbe accettata. È la differenza che fa la differenza. Esiste. Poi se vuoi la assaggi sennò no. E ti può piacere oppure no. Se ti piace la rimangi sennò no. Sarebbe così facile.
 
 
 
E invece non è così semplice accettare la diversità. La differenza ci fa paura perché non rientra nella normalità. Ma cos'è la normalità? Chi decide ciò che è normale da ciò che non lo è?
Allora vado nel vocabolario e leggo: persona normale, che si comporta come la maggioranza.
 
Quindi se quasi tutti i ragazzi sono sempre con il telefonino in mano e non si guardano più negli occhi, vuol dire che sono tutti normali? Se quasi tutti i fumatori buttano le cicche per terra, è normale? Se quasi tutti pensano che un immigrato è un delinquente, è normalissimo? Se tutti fanno i furbi, allora è normale essere furbi, perché lo fanno tutti?
 
Insomma sono confusa.
 
Penso che devo trovare le parole giuste per far capire ai miei figli che quello che fanno tutti non è per forza il meglio. Glielo spiego. Ci provo, ma poi continuano a chiedermi le scarpe di Spiderman o fanno i confronti con i compagni di banco.
 
Questa necessità di somiglianza, di conformità è troppo forte.
 
Poi però mi viene in mente che anche io sono stata paninara e poi figlia dei fiori. Che anche io seguivo le mode ed ero felice se io e le mie amiche eravamo tutte innamorate del solito ragazzo. 
Mi ricordo che dopo arrivò il momento del diverso. Facevamo a gara a chi era più stravagante, più particolare, più strano. Ma si trattava comunque di omologazione. La normalità della diversità. Eravamo tutti diversamente normali. 

Allora ci penso e dico. Forse è meglio predicare il giusto, piuttosto è meglio raccontare le nostre vite, le nostre esperienze, quelle belle e quelle brutte. Forse è meglio far parlare i fatti e dare l'esempio. L'esempio di essere noi stessi, di non essere né uguali né diversi agli altri. Di essere semplicemente Silvia o Ines o Rocco. Di dire quello che pensiamo senza vergogna e di vergognarci solo a fare cose brutte. 
 
La nostra piccola rivoluzione deve partire dentro di noi, stare bene con noi stessi, a prescindere dai giudizi degli altri. Così possiamo fare la differenza.
 

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